Uccide più l’acqua sporca che la guerra

Nonostante l’acqua sicura costituisca un diritto fondamentale per ogni abitante del Pianeta, non tutti vi hanno accesso. Dal 2000 la situazione è migliorata e oggi 1,8 miliardi di persone hanno ottenuto l’accesso ai servizi idrici di base, ma persistono criticità e gravi disuguaglianze nell’accessibilità e nella qualità di questi servizi.

“Attualmente 2,2 miliardi di persone (28,94% della popolazione mondiale) non dispongono di acqua potabile in casa, circa 4,5 miliardi non hanno accesso a servizi igienici sicuri e circa 870 milioni di persone utilizzano acqua contaminata”, afferma Vito Felice Uricchio dell’Istituto di ricerca sulle acque (Irsa) del Cnr. “In particolare, circa un abitante su dieci non ha ancora accesso sicuro all’acqua, inclusi i 144 milioni di persone che per bere attingono da bacini non controllati”.

La carenza di latrine e fognature la contaminazione da batteri patogeni e virus sono alla base della proliferazione di malattie come colera, dissenteria, epatite, poliomielite, tifo e di malattie tropicali trascurate, tra cui tracoma, parassitosi intestinale e schistosomiasi, che portano alla morte 840mila persone all’anno, di cui 1.000 bambini al giorno al di sotto dei cinque anni. L’assenza di servizi igienici e di reti idriche determina rischi per la salute umana soprattutto nei Paesi dell’Africa Subsahariana. Analoghe criticità riguardano anche i tre miliardi di persone che non dispongono in casa delle infrastrutture per lavarsi le mani. “Dal Duemila ad oggi 2,1 miliardi di persone hanno ottenuto per la prima volta l’accesso a servizi igienici di base.

Ma anche qui permangono gravi diseguaglianze”, prosegue il ricercatore. “L’80% delle persone prive di accesso all’acqua potabile vive in aree rurali, senza reti idriche controllate e nel 70% dei casi non dispone di un bagno. Peggiore, poi, è la situazione igienica nei Paesi coinvolti da lungo tempo in conflitti, dove i bambini sotto i 15 anni hanno una probabilità tre volte maggiore di morire per malattie diarroiche per la violenza bellica in sé”.  “Water Under Fire”, il rapporto Unicef che analizza i tassi di mortalità in 16 Stati colpiti da conflitti prolungati, conferma che i bambini al di sotto dei 5 anni hanno probabilità 20 volte maggiori e morire per diarrea che non per effetto della guerra.

Più investimenti nei servizi, igienico-sanitari e nella ricerca sono fondamentali per la gestione della risorsa idrica e per garantire a tutti una qualità delle acque in linea con le aspettative sanitarie, anche nelle aree rurali dei Paesi in via di sviluppo e nei territori di conflitto. “Ora più che mai è necessario agire sulla cooperazione internazionale a tutela dell’acqua e sull’equo approvvigionamento sicuro, per affrontare le sfide derivanti dalla crescita demografica e dagli effetti dello sviluppo economico, con conseguenze sull’inquinamento”, conclude Uricchio.

Fonte: Almanacco della Scienza – CNR
Per saperne di più: Almanacco della Scienza