Gli effetti causati dal vivere in un ambiente in assenza di gravità per mesi interi può procurare gravi problemi di salute per gli astronauti.
Ricerche effettuate in merito hanno evidenziato come molti astronauti soffrono di riduzione di massa muscolare, forza e coordinazione dei movimenti. Un gruppo di ricercatori di Houston ha recentemente sviluppato uno speciale stivale spaziale che dovrebbe risolvere questi problemi. Anzi, i suoi benefici potrebbero trovare un campo di applicazione ben più vasto, ed entrare nella nostra vita quotidiana. Charles Layne e i suoi assistenti hanno messo a punto un prototipo di un sistema meccanico che stimola l’attività muscolare delle gambe, riuscendo a simulare gli impulsi che i nostri piedi ricevono mentre camminiamo, corriamo e saltiamo. Lo stimolo non è di tipo elettrico, ma meccanico, ed è costituito da una serie di “pistoni” che spingono contro la pianta del piede secondo modelli prestabiliti che simulano la pressione del piede sul terreno quando camminiamo in condizioni di gravità normale.
Quando ci muoviamo, infatti, i muscoli delle gambe, delle braccia e del tronco si contraggono continuamente allo scopo di regolare il centro di gravità, permettendoci di mantenere la posizione eretta. Per gli astronauti che si trovano nello spazio, il movimento degli arti superiori provoca una riduzione dell’attività posturale delle gambe e della schiena. Le conseguenze a lungo termine sono la perdita della massa muscolare e della capacità di controllare i muscoli in modo coordinato per produrre un movimento efficiente. I nuovi stivali spaziali potrebbero risolvere questo problema ma non solo: se indossate da pazienti costretti a letto da lunghe degenze, essi potrebbero dimostrarsi un’efficace terapia riabilitativa.
“Il nostro scopo non è solo quello di ridurre la perdita di massa muscolare, ma anche aiutare il sistema nervoso a mantenere le sue connessioni in modo da poter ritornare a ottime performance il più velocemente possibile se si è costretti a letto da lunghe malattie”, spiega Layne. Lo stadio finale della ricerca è dunque mirato a individuare in quale modo il nuovo prototipo, attuando le appropriate pressioni sul piede, riuscirà ad impedire la riduzione dei muscoli, ed in quale grado. Se tutto andrà bene, avremo un nuovo rivoluzionario tipo di scarpa, che servirà a stare sdraiati invece che a camminare.