Mobbing, cinque regole per difendersi e cinque consigli per risolvere

Sul lavoro qualcuno ti rende la vita difficile? Forse è “mobbing”. Un fenomeno che può colpire tutti. È sufficiente che sul posto di lavoro si crei un’antipatia, o una rivalità. Si pensa che le persone coinvolte siano milioni in tutto il mondo, secondo recenti stime. Persone che sul posto di lavoro vengono perseguitate da colleghi o superiori. Così tanto da essere a volte, spinti ad andarsene se non peggio.

MOBBING, SENTIRSI IN TRAPPOLA

La vittima del mobbing spesso pensa di non avere via d’uscita, ma sbaglia. Il modo c’è e in questo podcast desidero darti alcune dritte che potranno esserti molto utili, anche per comprendere che il problema non è solo tuo, ma che è molto più diffuso di quanto le statistiche dicano. Soprattutto, comprenderai che il problema non riguarda solo il mobbizzato ma altrettanto il mobber di cui più avanti farò un piccolo identikit inquadrandolo sotto il profilo temperamentale.

STRESS E ANSIA COME EFFETTI DEL MOBBING

Le vittime del mobbing soffrono, scontato a dirsi, di forte stress. Andare al lavoro diventa per loro problematico. L’ambiente non è più accogliente, il solo affrontare certe persone, o certi incarichi, mette ansia. Ci si sente sempre sotto giudizio, attaccati, criticati. Spesso, del tutto ingiustamente. Si comincia a dubitare di sé stessi, e ad avere la sensazione di non riuscire a gestire più la situazione. Sino a che, ad un certo punto ci si sente sconfitti interiormente e privi di forze. La conseguenza diretta consiste nell’essere licenziati, o nell’andarsene per poter salvaguardare quel poco di amor proprio che rimane. C’è anche chi, stoicamente, cerca di sopportare ad oltranza ogni angheria pur di non perdere il lavoro a cui tiene tanto. E c’è chi pensa addirittura di compiere gesti estremi, contro sé stesso o contro gli altri.

MOBBING, MA QUAL È LA SUA ORIGINE?

Il terrorismo psicologico sul posto di lavoro inizialmente è stato sottovalutato, o quasi del tutto ignorato. Il temine deriva originariamente dalla lingua inglese e veniva usato dai biologi dell’800 per descrivere il comportamento degli uccelli che, per difendere il nido, volano attorno all’aggressore. Soltanto negli anni Ottanta il termine ha cominciato ad indicare la persecuzione di cui alcuni erano vittime, sul posto di lavoro.

CHI È IL MOBBER? L’IDENTIKIT

Devi sapere che il “mobber” non sempre agisce coscientemente, e non sempre ha un vero e proprio scopo. Vi sono persone che criticano, minacciano, seminano discordia, soltanto perché sono incapaci di godere del successo altrui, e di riconoscere gli altrui meriti. Tale sistema trova terreno fertile in ambienti dove ci sono persone che ricoprono ruoli di potere ed evidenziano proprio quel tipo di caratteristiche temperamentali. In questo tipo di ambienti si viene a creare una sorta di codice non scritto dove è lecito criticare l’altrui operato, anzi si deve per diritto, altrimenti potrebbe essere proprio il mobber a trovarsi isolato e criticato, e perciò attacca per non essere attaccato.

COSA ACCADE AL MOBBIZZATO?

Cosa accade, di fatto? Un collega con un certo prestigio, o un superiore, cominciano a criticare il tuo lavoro. Inizialmente, tu sai che tali critiche sono ingiustificate, e resisti. Pur mantenendo intatta l’autostima, cominci però a rattristarti, a sentirti perseguitato. Nel tempo, penserai sempre più di non essere capito ed apprezzato, ma potresti anche arrivare a non avere più una visione oggettiva delle tue competenze, ed a pensare di non saper fare il tuo lavoro. Il problema mobbing è un problema serio ed ha un peso negativo sia sul rendimento lavorativo che sulla salute personale del lavoratore.

IL MOBBING NUOCE PESANTEMENTE AL BUSINESS

Non è un problema soltanto del singolo: se si va ad analizzare il rendimento in termini di produttività aziendale il deficit è sempre in perdita, quando si parla di mobbing sul posto di lavoro, perché, diminuendo la soddisfazione del singolo lavoratore, diminuisce anche la produttività e la fiducia nell’azienda stessa. In Svezia, già nel 1994, è stata emanata una legge che intendeva prevenire il manifestarsi di certi comportamenti sul luogo di lavoro. Tra le cause del mobbing, ve ne sono di oggettive: una cattiva organizzazione del lavoro, un eccessivo carico, un superiore incapace di riconoscere i meriti.

IL MOBBER “VOLONTARIO” E IL MOBBER “NATURALE”

E se l’azione del mobber “volontario” può risultare evidente, perché arriva ad attaccare in modo sempre più forte, ma anche sempre più ingiustificato, fino, a volte, a scoprire le carte, ed a rendere evidente la sua incapacità di una cooperazione efficace o di una leadership efficiente, evidenziando i propri limiti a tutti, quello del mobber “naturale”, come oserei definirlo, è ancora più sottile ed infida. Il mobber “naturale” ritiene di essere più bravo degli altri (anche se non lo è); pensa che, se sbaglia qualcosa, non è mai colpa sua (ma sempre di qualcun altro); critica sempre il lavoro degli altri (e non si perita di farlo sapere ai superiori); ha un atteggiamento aggressivo ed è incapace di dialogo (ma, dato che non lo sa, ritiene che incapaci ed aggressivi siano gli altri). Intanto, parla, parla molto, si fa sentire ed alza la voce in modo che tutti sappiano. Critica, critica molto. E critica tutti indifferentemente. E, giorno dopo giorno, le sue critiche attecchiscono ed avviliscono creando alla fine un ambiente di tensione e afflizione comune. Aumentano le tensioni sotterranee, e si incrinano anche i rapporti di fiducia più forti. Lui, il mobber “naturale”, è incentrato solo su sé stesso e sembra non essere un problema suo se gli altri soffrono sul posto di lavoro, anzi non sembra accorgersene affatto. Di solito, chi è più sensibile, o meno sicuro di sé, è la prima vittima dei mobber.

PATOLOGIE PSICOSOMATICHE LEGATE AL MOBBING

Nascono così i primi disturbi psicosomatici, dolori muscolari, stati di debilitazione, nervosismo, insonnia, problemi anche nei rapporti interpersonali, dove la vittima del mobber tende a scaricare la tensione accumulata.

LE TATTICHE PIU’ USATE DAL MOBBER

Tra le “tattiche” più diffuse dei mobber, c’è il criticare il lavoro di un collega, il suo modo di essere e comportarsi, o la sua gestione della vita personale; negare che dia informazioni corrette e tempestive, e trovare sempre un difetto nel suo modo di gestire il lavoro; aggredire il, o i malcapitati, verbalmente, mettendoli sempre in una situazione di disagio e difficoltà (di questo ne risente soprattutto chi, per natura, non adotta atteggiamenti aggressivi di pari passo).

MOBBING: CONSIGLI PRATICI PER RITROVARE IL GIUSTO EQUILIBRIO INTERIORE

Ma come dovrebbe essere un posto di lavoro ideale? Molto semplicemente le condizioni di lavoro devono essere buone, cioè tutti devono essere soddisfatti del proprio ruolo, i superiori devono ascoltare e dare credibilità e tutti, in egual modo, devono anche evitare di assumere loro stessi atteggiamenti troppo critici o autoritaristici: in questi casi consiglio sempre una utile, quanto pacata, comunicazione assertiva. Chi si sente bersaglio della persecuzione ne deve parlare apertamente e soprattutto dovrebbe avere sempre un punto di riferimento, una persona su cui contare e di cui fidarsi in ufficio, anche un superiore, che lo ascolti e valuti i pro e i contro della situazione in totale tranquillità. La cosa da evitare qualora non si abbiano persone specifiche con cui confidarsi è quello di chiudersi in sé stessi. In questo caso le eventuali critiche devono essere fatte direttamente alla persona interessata e sempre in modo costruttivo e assertivo, così che possa replicare, e non sentirsi chiuso all’angolo tanto da doversi difendere a tutti i costi.

COSIGLI PRATICI PER DIFENDERSI DAL MOBBER?

Ma, visto che ho aperto la questione, ci sono dei comportamenti che possono aiutare a migliorare la situazione, ovviamente sempre cum grano salis, come si dice.

La prima cosa da fare, è …

Per leggere l’articolo per intero o ascoltare il podcast vai su… www.francopassarini.it/mobbing-cinque-regole-per-difendersi/

FONTE: www.francopassarini.it/