È opinione diffusa che l’erba di S.Giovanni sia un vero e proprio toccasana contro la depressione. Opinione, che in verità, era stata suffragata fino ad oggi da ben 24 ricerche.
Ma una recente indagine, sembra dimostrare che i precedenti studi non erano stati svolti correttamente. Dopo aver selezionato circa 200 pazienti adulti affetti da gravi forme di depressione e averli divisi in due gruppi, i ricercatori hanno somministrato ad un gruppo un estratto di erba di San Giovanni (più noto, nei prodotti commerciali, come “iperico”), mentre l’altro gruppo è stato trattato con placebo (sostanza cioè priva di effetti farmacologici). Dopo otto settimane, i risultati sono stati purtroppo sconfortanti. I disturbi tipici della depressione (ansia, apatia, malessere generale, pessimismo) non hanno mostrato significativi miglioramenti, mentre una buona percentuale dei pazienti trattati con erba di San Giovanni ha persino sofferto di emicrania! La conclusione degli studiosi, laconica e un po’ brutale, è questa: l’erba d San Giovanni non è efficace per il trattamento della depressione acuta. Da oggi il prodigioso iperico torna ad essere una semplice pianta.
L’aneurisma provoca allucinazioni musicali
La dilatazione dei vasi arteriosi del cervello ha provocato in una donna di 61 anni un attacco con successive allucinazioni musicali, costituite prevalentemente da canzoni natalizie a dicembre e motivi religiosi in altri periodi dell’anno. Rimossi i due aneurismi, le allucinazioni sono terminate. La donna aveva avuto un attacco isolato 27 anni prima, di cui non era stata riconosciuta la causa. Quando, poco tempo fa, cercò l’attenzione dei medici, soffriva di vertigini da due anni e di allucinazioni musicali da un anno. In ospedale per una polmonite, cominciarono a fischiarle le orecchie, poi il suono si è trasformato in episodi musicali persistenti, che lei riconosceva ma che non riusciva a controllare. I ricercatori attribuiscono una particolare evidenza al fatto che i suoni uditi dalla donna non fossero costituiti da toni disarticolati, ronzii o ripetizioni complessi di rumori, ma da vere e proprie canzoni. La risonanza magnetica effettuata per comprendere l’origine delle allucinazioni ha rilevato la presenza di due aneurismi sul lato destro del cervello della donna. Una situazione pericolosissima, perché in caso di rottura della sacca aneurismatica, si sviluppa un’emorragia incontrollata che uccide il paziente in pochi secondi. Nessuno dei due fortunatamente era ancora scoppiato. Dopo che le sono stati rimossi gli aneurismi con un’operazione d’urgenza, la donna non ha più riscontrato episodi allucinatori. Il team di medici che ha seguito il suo caso ha concluso che l’aneurisma provocava alla paziente un raro caso di attacco psichico, coinvolgente la memoria e le emozioni. La donna è un classico esempio di interazione psichica, visto che le allucinazioni si riferivano a musiche che aveva imparato in giovanissima età, cariche di connotazioni religiose o stagionali Tali attacchi, occorrono frequentemente ma sono molto difficili da diagnosticare. Infatti le allucinazioni uditorie in generale possono essere attribuite ad un ampia gamma di cause, tra cui patologie uditive o malattie mentali come la schizofrenia.
All’uomo piacciono le sorprese
Un’esperienza piacevole è ancora più gratificante quanto più è inaspettata. Questa affermazione, certamente condivisa da tutti nell’esperienza quotidiana, riceve adesso delle conferme a livello scientifico; una ricerca pubblicata su Journal of NeuroScience dichiara che esiste una relazione tra i centri cerebrali preposti al piacere ed il tipo di vita più o meno ripetitiva che conduciamo. Per giungere a questa conclusione 25 persone sono state sottoposte ad un bizzarro esperimento: per mezzo di un apposito macchinario sono stati ripetutamente spruzzati d’acqua o di succo di frutta direttamente nella bocca, sia in modi casuali che in modi prevedibili. In seguito, con la risonanza magnetica, si è cercato di misurare l’attività dei centri cerebrali del piacere durante gli stimoli. Ebbene, l’attività è risultata nettamente superiore quando gli stimoli erano imprevedibili, a prescindere dal liquido somministrato e quindi dai singoli gusti. Questa scoperta tende a suggerire che riguardo agli stimoli piacevoli, sia il diverso grado di prevedibilità a modulare la maggiore o minore reazione delle regioni cerebrali del piacere, e che la preferenza soggettiva non è direttamente collegata a tale reazione. (am)