Vaccino antinfluenzale, in farmacia non si trova

In dieci città nessun farmacista sa dire se e quando arriveranno le dosi. Solo a Roma c’è un sistema di distribuzione settimanale dei vaccini e si accettano prenotazioni. Ma la richiesta è enorme e non c’è alcuna garanzia di ottenerlo.

Il risultato è uno solo: in farmacia nessuna disponibilità di vaccino antinfluenzale. Le reazioni dei farmacisti sono invece di vario tenore. Chi è possibilista e accetta ancora prenotazioni. Chi, dopo l’ennesima richiesta, allarga le braccia e risponde con un laconico “no”. Chi ha già una lista d’attesa infinita e non dà speranza. Chi crede che quest’anno il vaccino non arriverà proprio. Tempi duri per chi, non rientrando tra le categorie “a rischio”, vuole acquistare privatamente il vaccino antinfluenzale. Il vaccino, lo ricordiamo, è consigliato e dispensato gratuitamente dal Servizio sanitario nazionale (tramite medici di famiglia e Asl) a coloro che hanno compiuto 60 anni e ai bambini che hanno tra 6 mesi e 5 anni (che saranno vaccinati dal pediatra).

All’elenco si aggiungono coloro che hanno condizioni di salute che aumentano il rischio di complicanze e/o ricoveri da influenza (ad esempio malattie croniche) e i loro familiari e contatti, donne in gravidanza e postpartum, chi vive in residenze protette, alcune categorie di lavoratori particolarmente esposti alla malattia (come i medici) o addetti a servizi pubblici di primaria importanza (vigili del fuoco, polizia…). Il resto della popolazione, se vuole vaccinarsi, ha due possibilità: comprare la dose in farmacia (e trovare un professionista che gli faccia l’iniezione intramuscolo) oppure partecipare a una delle campagne vaccinali a pagamento organizzate da alcune strutture sanitarie private (il costo è in genere di 50-60 euro). Anche questi centri sono stati subissati da richieste da quando gli esperti e le istituzioni sanitarie hanno cominciato a suggerire di ricorrere al vaccino antinfluenzale per limitare i casi di sovrapposizione di sintomi tra influenza stagionale e Covid-19.

Poche speranze, tanto pessimismo
Per realizzare questa inchiesta abbiamo cercato di acquistare il vaccino influenzale in 200 farmacie di dieci città: Milano, Torino, Bologna, Genova, Padova, Firenze, Roma, Napoli, Bari e Palermo. In nessun caso la farmacia ha il vaccino. Di fronte a una risposta negativa, abbiamo chiesto quando è previsto che arrivi e se è possibile prenotarlo. Sono nel 6% dei casi (12 farmacie su 200) si accettano prenotazioni, ma solo da parte di chi è già in possesso della ricetta del medico. Ma anche tra i farmacisti che accettano la prenotazione, nessuno promette niente. “Volendo posso metterla in lista di attesa ma davanti ci sono 100 persone” ci dicono in una farmacia di Genova. La maggior parte dei farmacisti lascia comunque aperto uno spiraglio e suggerisce di riprovare nel giro di una settimana o dieci giorni. Nei dodici casi in cui forniscono un tempo di attesa, questo è tra la fine di novembre e il mese di dicembre. In ogni caso, nessuna certezza.

A Bari in molti temono che il vaccino potrebbe non arrivare mai in farmacia. “Neppure ai medici di base sono state distribuite dosi sufficienti per i pazienti a rischio, figuriamoci se li danno a noi” dice a chiare lettere un farmacista del capoluogo pugliese. Dal banco di una farmacia di Genova il messaggio è ancora più esplicito: “È arrivato un comunicato alle farmacie che i vaccini forse non li manderanno”. Sconfortati i farmacisti di Padova: “Se arriva, ne arriveranno una decina e poi si capirà a chi poterli vendere”. A Milano confermano che hanno liste d’attesa molto lunghe, però qualcuno è più speranzoso: “Sicuramente il vaccino arriverà”. E ci invita “a fare ogni tanto una telefonata per verificare se la situazione è cambiata”.

A Roma si segue un ordine
Le 30 farmacie romane da noi interpellate non fanno eccezione: non hanno il vaccino in pronta consegna. Ma il Lazio è l’unica Regione ad aver previsto un sistema di prenotazione che offre, se non la certezza, almeno la speranza di ottenerlo. Un farmacista ha la pazienza di spiegarci come funziona il meccanismo: “Lei torna qui con la ricetta medica (dematerializzata, ndr), dopodiché io contatto l’Asl per prenotare la sua dose. Attualmente in farmacia arrivano circa quindici dosi a settimana.

I tempi d’attesa sono variabili e possono essere più lunghi se la prenotazione non rientra nel numero di dosi disponibili con la prossima tranche in arrivo”. In pratica nelle farmacie del Lazio bisogna andare in farmacia con la ricetta. Con questa la farmacia si attiva presso l’Asl per prenotare il vaccino che viene distribuito ogni settimana. Seppure a rilento, il processo sembra funzionare, anche se si scontra con la penuria di dosi destinate ai soggetti “non a rischio”. Infatti, in tutta Italia, solo una piccola quantità della fornitura totale (in teoria l’1,5%) è destinato alla vendita privata. Il prezzo è di circa 10 euro per il trivalente e di circa 20 euro per il tetravalente. A questo costo va aggiunto il compenso del professionista che ne esegue la somministrazione.

Fonte: Altroconsumo.it