Le fake news? Sono vecchie quanto l’umanità. Dalla donazione dell’imperatore Costantino al Santo Graal, dalla diceria degli untori alla proprietà taumaturgica dei sovrani di Francia e d’Inghilterra, la storia ha da sempre prodotto dei falsi. Bufale, le chiameremmo oggi. Fin dal passato, sono armi subdole per distorcere orientamenti politici e opinioni, alterare equilibri economici e sociali. Come lo ius primae noctis, spiega Gemma Colesanti dell’Istituto di scienze del patrimonio culturale (Ispc) del Consiglio nazionale delle ricerche. “Il presunto diritto del signore feudale di godere delle future spose prima del loro matrimonio è un falso riportato in molti romanzi e film storici, ma mai utilizzato nelle novelle medievali. Solo verso la fine del XV secolo alcuni autori, raccontando del sesso e dell’angheria di uomini violenti, introducono la notizia del presunto diritto della prima notte in riferimento ai secoli precedenti, che da quel momento si diffonde in letteratura per evidenziare strapotere e sottomissione delle donne, ma si tratta di contesti leggendari. In nessuna raccolta di leggi e consuetudini medievali esisteva questa norma”.
Per rimanere nel cosmo femminile, alcune falsificazioni furono messe in atto da re e regine per difendere la loro reputazione e le politiche matrimoniali. “Beatrice d’Aragona, rimasta vedova, dopo varie trattative sposa in gran segreto Vladislao re di Boemia, senza però consumare il matrimonio, atto che l’avrebbe pienamente riconosciuta come moglie del sovrano. Questi, nel frattempo, si apprestava a tentare di chiudere un altro matrimonio con Bianca Maria Sforza”, racconta la ricercatrice. “Beatrice, scoperto questo inganno, d’accordo con il padre Ferrante, fa circolare la notizia presso la Curia romana, a Venezia e Firenze, nelle corti di Milano e Ferrara, che il matrimonio era stato consumato”. Una fake a proprio favore, che comportò un diverso equilibrio tra alcune potenze europee.
Errico Buonanno nel volume “Sarà vero” (Utet) guardando indietro nei secoli propone un’antologia di storie affidate a pergamene e buste sigillate messi e corrieri. Il Medioevo europeo è, per Buonanno, un Eldorado di falsi. Caso esemplare, la Donazione di Costantino (Constitutum Costantini), documento secondo cui l’imperatore romano avrebbe donato a Papa Silvestro I la parte occidentale dell’Impero, legittimando così il potere temporale della Chiesa. Per secoli non si ebbero dubbi sulla veridicità del testo finché l’umanista Lorenzo Valla (1405-’57) attestò la falsità dell’atto.
Buonanno illustra anche la vicenda del “favoloso” prete Gianni che, secondo quanto narra il Chronicon di Alberico delle Tre Fontane, nel 1165 fece recapitare al monarca di Bisanzio una lettera nella quale si presentava come re delle Indie e discendente dei Re Magi, il cui regno avrebbe compreso il sepolcro dell’Apostolo Tommaso, palazzi d’oro, pietre dallo straordinario potere taumaturgico e una serie di mirabilia tipiche dell’immaginario medievale. “La lettera, comparsa dal nulla, divenne la truffa più duratura di tutta la storia occidentale. Fomentò guerre di conquista, esplorazioni coraggiose, spinse alla ricerca di un personaggio inesistente… permeò capolavori di Boccaccio, Tasso, Ariosto”, scrive Buonanno.
Anche il complottismo non è un fenomeno nuovo. “Roma bruciò e, raccontano gli Annali di Tacito, vennero subito accusati i Cristiani. La ruota girò ed ecco i Cristiani rivolgere identiche accuse verso gli ebrei”, ricorda Paolo Mieli nel suo recente “Le verità nascoste” (Rizzoli) illustrando trenta casi di manipolazione della storia, divisi tra verità indicibili, verità negate e verità capovolte che potremmo chiamare “fake history”.
Tra gli episodi presi in esame, la cacciata dell’etrusco Tarquinio il Superbo, ultimo re di Roma, fatta passare come una rivoluzione antimonarchica, atto di nascita della Repubblica, ma in realtà frutto di una congiura di palazzo, dall’aristocrazia romana. Anche il mito di Spartaco esce ridimensionato dalle pagine di Mieli rispetto all’immagine del gladiatore ribelle, precursore della lotta di classe, cresciuta anche grazie al film di Stanley Kubrick. Dalle rare fonti il profilo dello schiavo rivoltoso appare privo di disegno strategico.
Tra i casi di manipolazione citati da Mieli si va dall’ingresso di Gabriele D’Annunzio a Fiume, usato come mito fondativo dei Fasci di combattimento.In realtà l’impresa di Fiume ,seppure episodio di nazionalismo, “aveva rappresentato soprattutto “una rivolta generazionale contro ogni regola costituita dal liberalismo, dal socialismo, dalla diplomazia tradizionale e dalle convenzioni”. Dopo l’epilogo, essa venne associata alla mitologia fascista e trascinata di conseguenza nell’oblio. Mussolini aveva fatto credere a D’Annunzio di essere dalla sua parte mentre tesseva trame con Giolitti.
Un falso anche il diario di Galeazzo Ciano, genero di Mussolini e Ministro degli esteri tra gli anni Trenta e Quaranta del Novecento. Nel racconto, che portava alla luce il dissidio tra i due sulle strategie politiche, Ciano corresse le date, stralciò alcune pagine, con l’effetto di alimentare nei posteri il mito del “fascismo buono’ e della “non colpevolezza della classe dirigente italiana che si autoassolse dalle proprie responsabilità nella dichiarazione della guerra’.
Le verità nascoste e le fake news, afferma il giornalista, non sono cose diverse. “Quando leggiamo una notizia dovremmo abituarci a notare i particolari che non tornano e a fare ulteriori ricerche, essere capaci di distinguere fonti vere o documenti falsi per rimettere in discussione il quadro d’insieme”.
Fonte: Almanacco della Scienza – CNR
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