Apparato respiratorio e polmonare: grandi nemici inquinamento e fumo

L’apparato respiratorio è, tra le strutture anatomiche, quella con la maggiore predisposizione alle malattie infettive, a causa della sua ampia esposizione ad agenti esterni. Può essere colpito da infezioni virali innocue, come rinosinusiti, bronchiti o raffreddori, che si risolvono in maniera spontanea, ma anche da infezioni acute spesso associate a patologie infiammatorie croniche del polmone, quali le infezioni delle vie aeree inferiori, il cancro ai polmoni, ai bronchi, alle trachee e la broncopneumopatia cronica ostruttiva (Bpco), tutte patologie presenti tra le principali cause di morte.

L’ultima, in particolare, è caratterizzata da un’ostruzione irreversibile delle vie aeree, di entità variabile a seconda della gravità. È solitamente progressiva ed è associata a uno stato di infiammazione cronica del tessuto polmonare, che causa una riduzione consistente della capacità respiratoria. L’occlusione persistente delle vie aeree nella Bpco è dovuta a enfisema e/o bronchite cronica e si manifesta con tosse e respiro affannoso; l’astensione dal fumo e l’assunzione di farmaci che mantengano aperte le vie aeree sono quindi approcci fondamentali.

“L’infiammazione è un fattore comune a molte malattie polmonari. Oltre che la broncopneumopatia, riguarda l’asma, il cancro e la fibrosi, tutte legate anche a fattori esterni”, afferma Mirella Profita dell’Istituto per la ricerca e l’innovazione biomedica (Irib) del Cnr, evidenziando l’incidenza dell’ambiente in tutte le patologie dell’apparato respiratorio che, come accennato, hanno purtroppo una frequenza record nelle cause di mortalità. “A fungere da barriera biologica e a proteggere i polmoni dall’ingresso di sostanze esogene è l’epitelio, la prima linea di difesa contro allergeni, batteri, virus e fattori ambientali e la sua esposizione a sostanze irritanti e a patogeni provoca alterazioni cellulari che innescano meccanismi patologici per il polmone”.

Ma torniamo alla Bpco. Oltre il 97% delle morti totali legate a questa patologia si verifica in persone con età superiore ai 64 anni, colpisce di più le donne e il 15% circa dei fumatori. A livello globale, il numero di persone che ne è affetto è in crescita e i fattori che contribuiscono a tale maggiore diffusione sono sostanzialmente comuni con quelli incidenti nell’eziologia del cancro e delle altre affezioni polmonari e dell’apparato respiratorio: il tabagismo e l’esposizione alle tossine dei combustibili da biomassa, come legna ed erbe, due fattori presenti in modo differenziato nelle varie aree del Pianeta.

Numerose sono le attività di ricerca che il Cnr svolge in questo campo. “Obiettivo principale dei nostri studi è stabilire come l’inalazione di fattori ambientali, quali inquinanti atmosferici e fumo di sigaretta, possano influire sulla salute dell’apparato respiratorio”, prosegue la ricercatrice. “Per la valutazione di tali effetti negativi, procediamo attraverso applicazioni di studi in vitro ed ex vivo: modelli monostrato o bidimensionali e tridimensionali di epitelio bronchiale, co-colture cellulari (cellule strutturali del polmone e infiammatorie) in modelli 3D noti come modelli micro-organo. Tali modelli rappresentano un sistema di ricerca sperimentale preziosi per comprendere le proprietà fisiologiche dei tessuti e la patogenesi delle malattie polmonari dovute a inalazione di sostanze ambientali tossiche in vivo”.

Uno studio, condotto da Giusy Daniela Albano del gruppo di lavoro di Mirella Profita, ha ottenuto risultati interessanti: “La ricerca ha messo in evidenza, con un modello sperimentale 3D di epitelio bronchiale, che l’inalazione di Difenil eteri polibromurati (Pbde) potrebbe compromettere la salute umana del polmone, causando gravi alterazioni cellulari che innescano meccanismi patogenetici per la Bpco: stress ossidativo, alterata riposta infiammatoria, produzione incontrollata di muco, alterazioni chimico-fisiche di fluidi e perdita di integrità di barriera dell’epitelio delle vie aeree”, conclude Profita. “Tali sostanze, note come ritardanti di fiamma, sono presenti in un gran numero di dispositivi elettrici, tessuti e arredi e riguardano quindi la contaminazione ambientale indoor ed outdoor”.
Fonte: Almanacco della Scienza – CNR
Per saperne di più: Almanacco della Scienza