Il 27 gennaio, data dell’abbattimento dei cancelli di Auschwitz, è il “Giorno della memoria”, costituito al fine di ricordare la Shoah, le leggi razziali, la persecuzione dei cittadini ebrei, di tutti coloro che hanno subito la deportazione, la prigionia, la morte, nonché coloro che, anche in campi e schieramenti diversi, si sono opposti al progetto di sterminio, e a rischio della propria vita hanno salvato altre vite e protetto i perseguitati. Il 27 gennaio 2006 uscirà nelle sale “Senza destino” (Fateless), un film di Lajos Koltai tratto da “Essere senza destino”, il romanzo del premio Nobel per la letteratura Imre Kertész che ne ha scritto la sceneggiatura.
Dal 27 gennaio 2006 nelle sale “Senza destino” (Fateless), un film di Lajos Koltai tratto da “Essere senza destino”, il romanzo del premio Nobel per la letteratura Imre Kertesz che ne ha scritto la sceneggiatura, mentre le musiche sono di Ennio Morricone. Il film racconta la storia di un ragazzino ebreo ungherese, Gyuri Koves (interpretato da Marcell Nagy), rinchiuso in un campo di concentramento e del suo tentativo di fare i conti con il suo triste passato, una volta scampato alla morte.
Rientrato nella nativa Budapest, camminando per le strade della sua città con indosso ancora la terribile uniforme a strisce che indossava nel campo, il quattordicenne Gyuri Koves percepisce l’indifferenza, se non addirittura l’ostilità della gente. I suoi vicini di casa e gli amici insistono affinché dimentichi quell’orribile esperienza e si butti il passato alle spalle, un intellettuale definisce i campi di concentramento “il più infimo girone infernale”, ma per il ragazzino scampato all’orrore della storia non rimane che meditare da solo e valutare il significato di quella terribile esperienza.
La reazione di Gyuri a ciò che ha vissuto è curiosamente ambivalente. Durante la prigionia al campo, aveva cercato di adattarsi anche alle situazioni più tremende trovando dei motivi umani dietro le spietate azioni dei suoi disumani carcerieri. Imponendosi questa logica, che era la logica tipica di un adolescente brillante, sensibile ma anche piuttosto comune, era riuscito a conservare quantomeno una facciata di normalità. Adesso, senza legami emotivi o spirituali con la cultura ebraica e sentendosi rifiutato dal proprio paese, giunge alla conclusione che la colpa di ciò che gli è successo non è da ricercare nel suo essere ungherese o ebreo.
Marcell Nagy : “Sono riuscito ad andare fino in fondo solo grazie alla segretezza”
“Fateless” è il secondo film interpretato dall’attore quindicenne Marcell Nagy, scelto dal regista Lajos Koltai dopo che lo aveva visto interpretare un piccolo ruolo nella co-produzione italo-ungherese del film per la televisione I ragazzi della via Pal nel 2003. Nei tre mesi di riprese di Fateless, Marcell è cresciuto di 8 centimetri e di conseguenza è stato necessario apportare dei cambiamenti alla sceneggiatura. Marcell ha intenzione di continuare a lavorare nel cinema ma vorrebbe passare dall’altro lato della macchina da presa e diventare direttore della fotografia.
Raccontaci come sei stato scelto per interpretare il film.
“Nel novembre del 2002, il regista è venuto sul set di una co-produzione televisiva italo-ungherese, “I ragazzi della Via Pal”, per invitare tutti i bambini che lavoravano a quello sceneggiato ai provini per il suo prossimo film, “Fateless”. Sono stato il terzo a fare il provino, ma dopo il primo incontro ho dovuto superare diverse selezioni e l’intero processo è durato un anno. Credo che il regista mi abbia scelto sin dalla seconda audizione, ma che abbia voluto vedermi di nuovo per essere certo di aver preso la decisione giusta. Poiché generalmente mi convocava insieme ad altri bambini, pensavo che si trattasse di una nuova serie di audizioni ogni volta. Durante quell’anno di selezioni varie, ho iniziato a leggere il romanzo, e poi più avanti ho anche scaricato la sceneggiatura da Internet per leggerla. Mi hanno comunicato che la parte era mia tre settimane prima dell’inizio delle riprese ma quando me l’hanno detto non ci credevo. Dopo averci pensato un po’, ho deciso, che malgrado le difficoltà avrei potuto interpretrare quel ruolo e calarmi nei panni di Gyuri Köves”.
E’ stata un’esperienza particolarmente stressante considerata la storia e il tipo di lavoro?
“Lo stress maggiore l’ho sentito alla fine delle riprese. Mi ci sono voluti un paio di mesi per superare tutte le emozioni ma ho capito presto che si stava aprendo un nuovo capitolo nella mia vita nel quale, per fortuna, tutte le persone con le quali mi ero trovato più in sintonia durante le riprese, avrebbero avuto un ruolo importante. Durante la lavorazione del film, ho sviluppato un rapporto speciale con Lajos Koltai e sono diventato molto amico di Áron Dimény, che interpreta Bandi Citrom e che vive e lavora a Kolozsvár. Ho incontrato Imre Kertész solo una volta, il primo giorno delle riprese e purtroppo non ho potuto parlarci a lungo. Ho avuto solo il tempo di farmi fare l’autografo sulla mia copia del suo romanzo”.