«L’uomo del Khyber», un’opera che affronta il problema dell’identità dell’individuo nel corso della Storia. Pubblicata per la prima volta nella collana “Un uomo un’avventura” nel 1980, questa splendida storia rivive ora in una nuova edizione cartonata a colori.
La storia nei fumetti: quanto la fantasia crea nuove realtà
«È stata una notte fatale, Winkie. Di quelle che segnano una vita…»
Primavera del 1879. L’India è controllata dagli Inglesi, intenti a contenere la minaccia dell’espansionismo russo e ad estendere la propria influenza in Afghanistan.
Reginald Winkie, capo cassiere di una banca di Lahore, è un giovane promettente e un grande seduttore. Un giorno, una delle sue amanti viene assassinata in circostanze misteriose. Mossa da sentimenti discriminatori, la società inglese fa ricadere su di lui tutte le accuse.
Fra spionaggio, ricatti e congiure, Winkie proverà a farsi giustizia guardando con occhi nuovi le sue radici.
Dal maestro Micheluzzi, un’opera che affronta il problema dell’identità dell’individuo nel corso della Storia.
Fumetto e arte: anche i dettagli raccontano storie
«Attilio Micheluzzi ha sempre frequentato il fumetto seriale, quello delle riviste per ragazzi e quello “bonelliano”, come le due storie per «Un uomo un’avventura». E ha sempre frequentato la Storia, perché avventura per lui ha sempre significato raccontare vicende storiche del passato, meglio se extra nazionali con protagonisti cittadini del mondo esattamente come era lui: di origini napoletane ma giuliano di confine, prima italiano e poi istriano – seguendo le sorti della sua città natale Umago – e architetto per tanti anni in Africa settentrionale, tra Marocco, Senegal, Nigeria, Tunisia e Libia.
La sua passione per la Storia è evidente nell’attenzione che anche nelle pagine che vi apprestate a leggere traspare per i costumi dei personaggi e le atmosfere delle ambientazioni. Alcune tavole de L’uomo del Khyber potrebbero tranquillamente essere scambiate per schede di qualche manuale di storia per la loro accuratezza.
Il livello di dettaglio con il quale Micheluzzi disegna gli abiti di lord e nobildonne, l’abbigliamento tipico di indiani e afgani, le divise dei vari corpi militari, per non parlare della sua solita precisione nella resa delle architetture civili e, soprattutto, militari e degli scorci urbani sono la conferma di quanto la materia storica fosse importante nella sua cifra di autore, come elemento narrativo fondante.
Leggere questo fumetto equivale a immergersi nelle atmosfere dell’India coloniale di fine Ottocento, quasi sentire gli odori delle spezie e dell’umanità brulicante di Lahore.»
Dalla prefazione di David Padovani.