I ricercatori degli Istituti di Fisiologia Clinica e della Sez. CNUCE (Centro Nazionale Universitario di Calcolo Elettronico) dell’Istituto di Scienza e Tecnologie dell’Informazione (ISTI), del Consiglio Nazionale delle Ricerche di Pisa, hanno condotto una vasta indagine epidemiologica respiratoria su 1426 individui, stabilendo che la perdita di peso può migliorare sensibilmente la funzione polmonare.
La classica pancetta che affligge soprattutto gli uomini non è soltanto antiestetica, ma anche molto insidiosa per la salute, in particolare dei polmoni. A stabilire l’influenza che l’eccesso di peso, specialmente all’altezza del punto vita, può avere sulla capacità di respirare profondamente è uno studio condotto dai ricercatori dell’Istituto di Fisiologia Clinica (guidati da Giovanni Viegi), in collaborazione con Matteo Bottai della Sez. CNUCE dell’Istituto di Scienza e Tecnologie dell’Informazione (ISTI), presso l’Area della Ricerca del Consiglio Nazionale delle Ricerche di Pisa.
Gli studiosi del CNR hanno osservato 1426 persone, dai 24 anni in su, a distanza di 8 anni, misurandone il volume polmonare, prima che cominciassero ad aumentare di peso, attraverso un test clinico conosciuto come spirometria, che calcola l’aria inspirata ed espirata insieme al tempo utilizzato per farlo: una riduzione del volume polmonare sta a indicare che il soggetto non prende tutto l’ossigeno che potrebbe. Altro fattore di valutazione è il “Body Mass Index” (indice di massa corporea), che laddove presenti un valore superiore a 30 indica obesità clinica. L’indagine, pubblicata sull’ultimo numero di European Respiratory Journal e finanziata dal CNR e dall’ENEL, ha messo in evidenza che aumenti di massa corporea nell’arco di otto anni provocano riduzioni nel volume polmonare, tanto più evidenti negli uomini, in coloro che erano sovrappeso all’inizio dello studio e che hanno guadagnato peso nel tempo e negli individui che hanno accumulato adipe sull’addome.
“Un effetto meccanico di deposito di adipe sul diaframma – spiegano Matteo Bottai e Giovanni Viegi – tende ad impedire una completa espansione dei polmoni durante l’inspirazione e può causare un peggioramento della funzione polmonare. Questo è stato osservato soprattutto negli uomini, che tendono a depositare l’adipe centralmente aumentando la pancetta, mentre nelle donne il deposito di grasso è generalmente periferico e incide sulla circonferenza dei fianchi”. “L’effetto di questi aumenti del peso corporeo sul volume polmonare – sottolineano i ricercatori del CNR – è indipendente da età, abitudini di fumo e qualsiasi altra esposizione ambientale che l’individuo può aver subito sul lavoro. La natura “longitudinale” di questo studio di follow-up, l’unico nel suo genere in Italia, ha consentito di stabilire anche che l’effetto negativo sulla funzione polmonare può essere rimosso semplicemente perdendo peso”.
Un soggetto di 40 anni, alto 1,80 m, di 100 kg di peso, può guadagnare ad esempio un quarto di litro di volume polmonare perdendo 20 kg. Una conseguenza dovuta al fatto che i polmoni sono tra i primi organi ad essere influenzati da aumenti di peso.