Il Vaticano? “Uno zoo… sacro”

Centinaia di api e colombe, e poi draghi, leoni, persino cani e pipistrelli, tra i tanti animali che popolano la Basilica di San Pietro. Ad analizzare per la prima volta questo ricco bestiario, legato a miti e alle Sacre scritture, è un volume edito dal Consiglio nazionale delle ricerche.

Un ‘safari’ nella Basilica Vaticana è un’esperienza imperdibile per chi desidera cogliere la magnificenza di San Pietro con uno sguardo insolito e curioso. Il primo catalogo degli animali de “Lo zoo sacro vaticano” è l’omonimo volume appena edito dal Consiglio nazionale delle ricerche, opera dello studioso Sandro Barbagallo, che raccoglie e analizza questo bestiario scolpito e dipinto.
Il monumento emblema della Cristianità, infatti, è ‘popolato’ non solo da Apostoli, Santi e Papi realizzati da artisti di tutti i tempi, ma anche da una ricchissima fauna, domestica, feroce o fantastica, che richiama simboli, allegorie, miti, storie sacre. Circa 500 api, 470 colombe, 100 draghi, 38 leoni, 35 aquile, 24 serpenti, 15 agnelli, 7 delfini, 4 cani, 3 pipistrelli, 2 lucertole, un gatto, un coccodrillo, un unicorno.

Da questo lavoro edito dal CNR, unico nel suo genere, emerge che la fauna presente nella Basilica ha una funzione per il 90% simbolica o allegorica e solo per il restante 10% puramente decorativa. “Il libro nasce proprio dalla curiosità verso il significato che un animale assume in ragione della collocazione o vicinanza a un personaggio”, spiega l’autore, “ma la sua utilità non si ferma alla mera erudizione, l’intento è quello di colmare una precisa lacuna culturale, considerata anche la conoscenza sempre meno approfondita sia della letteratura greco-latina, sia della Bibbia, fonti alle quali i simboli zoomorfi che ho studiato, già presenti nella letteratura classica ma poi mutuati dal Cristianesimo, si riferiscono quasi sempre”.
Ben 67 le ‘specie’ diverse censite e riccamente illustrate nel libro. A partire dalla piazza antistante la Basilica, spiccano: i delfini della fontana del Bernini, assurti a simbolo del Cristo Salvatore dalla fine del secolo II, proprio quali salvatori di naufraghi; il porco messo al guinzaglio da Antonio Abate, a indicare le tentazioni sconfitte del Santo; il cane di San Vito sul colonnato, simbolo di fedeltà; l’aquila e il drago nello stemma Borghese sulla facciata, la prima rappresentazione del Cristo trionfante, il secondo di perspicacia e prudenza, ma anche della vigilanza dei luoghi sacri; il serpente della Prudenza nell’Atrio rimanda invece al Vangelo di Matteo, “ecco: vi mando come pecore in mezzo ai lupi; siate dunque prudenti come i serpenti e semplici come le colombe”.

Ai piedi della Scala Regia troviamo poi il cavallo di Costantino, nel baldacchino la lucertola, nella navata centrale l’unicorno, animale che non si lascia prendere, se non per mano d’una vergine, in quella laterale, il leone custode dei luoghi sacri del Monumento a Papa Clemente XIII. Se sono più prevedibili le 470 colombe, simbolo dello Spirito Santo e citate in tanti episodi delle Sacre Scritture come il Battesimo di Gesù, colpisce che l’animale più rappresentato in assoluto siano le api, ad esempio le molte poste alla base del baldacchino: “Richiamano l’industriosità, la fatica, la tenacia e l’eloquenza”, spiega Barbagallo, “da collegare allo stemma dei Barberini, tra i committenti della Basilica”.
Titolare questo ‘bestiario’ di San Pietro “Lo zoo sacro vaticano” non è una battuta irriverente, ma la citazione di un aneddoto preciso. “L’artista Emilio Greco, presentando il bozzetto del monumento a papa Giovanni XXIII”, racconta Barbagallo, “suscitò il disappunto del cardinale Mario Nasalli Rocca a causa della presenza di un cane. Ma Giovanni Fallani, presidente della Commissione per la Tutela dei Monumenti Storici e Artistici della Santa Sede, rispose: ‘In San Pietro, ci sono talmente tanti animali, che è quasi uno zoo sacro’”.

Il libro analizza anche il pregiudizio verso gli animali che può aver ispirato le parole del cardinale, “la cui radice va ricercata nel fraintendimento di quanto scrive la Bibbia, nella quale l’uomo sembra invitato a dominare gli animali”, conclude Barbagallo. Ma grazie alla favolistica umanizzante di Esopo o Fedro, e ai pitagorici, ancor prima dei cristiani, sostenitori della bontà anche verso gli animali, “molti di essi sono entrati nell’immaginario collettivo e nell’iconografia tradizionale, tanto da divenire archetipi della cultura occidentale”.
Nato a Catania, diplomato in Conservazione di Beni Archivistici presso l’Archivio Segreto Vaticano e in Storia dell’Arte, Barbagallo ha curato numerose mostre e monografie e collabora con alcune riviste d’arte. Il volume consta di 320 pagine, con 270 foto a colori (prezzo 70 euro) e può essere richiesto all’Ufficio pubblicazioni del CNR.

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