Autunno: cosa ci aspetta?

Un altro autunno è alle porte. Quali sorprese ci riserverà il clima dopo l’afa estiva e il caldo torrido, al centro del dibattito mediatico della stagione appena passata?

“Rispetto alla questione del forte riscaldamento, la serie degli autunni passati mostra un trend significativamente meno ripido a confronto con le serie estive e primaverili”, dice Michele Brunetti, ricercatore dell’Istituto di scienze dell’atmosfera e del clima (Isac) del Cnr di Bologna, “e per quanto riguarda le precipitazioni, il quadro complessivo è sostanzialmente stabile con massimi e minimi relativi”.
”Nel nostro istituto”, continua Brunetti, “disponiamo di una banca dati di serie storiche, che è la più completa e attendibile in Italia. Sulla base del confronto con gli autunni passati è, quindi, possibile inquadrare la stagione in arrivo all’interno di un frame preesistente. Il 2006, ad esempio, si colloca al terzo posto, dopo il 1926 e il 1987, della graduatoria delle temperature annuali espresse in anomalie rispetto alla media del periodo 1961-1990”.

L’evoluzione della temperatura e delle precipitazioni in Italia nel corso degli ultimi due secoli è stato l’oggetto del lavoro recentemente pubblicato da Brunetti e colleghi sulla rivista International Journal of Climatology. “Volendo seguire l’andamento delle temperature autunnali negli ultimi 200 anni”, spiega Brunetti, “si osserva che fino al 1860 i valori medi si mantengono piuttosto bassi, per poi aumentare progressivamente negli anni successivi, raggiungendo dei massimi negli anni ’60 e ’90 del XIX secolo e negli anni ’20 del XX secolo. Dopo un periodo relativamente stabile fino agli anni ’50, si rileva una diminuzione della temperatura con un minimo relativo raggiunto negli anni ’70”. Contrariamente a quanto accade oggi, in cui la paura climatica prevalente è quella del ‘global warming’, negli anni ‘70 si temevano gli effetti del ‘global cooling” ed era lo stesso periodo in cui si ascoltavano le note di ‘ice age is coming’ dei Clash. “Dagli anni ’80 in poi, la tendenza resta sempre positiva”.

“Dalla analisi è emerso che le serie termometriche e pluviometriche delle diverse regioni italiane sono omogenee rispetto agli andamenti a lungo termine”, sottolinea Brunetti, ”e questo ci ha consentito di descrivere in modo abbastanza esauriente il comportamento stagionale di temperature e precipitazioni mediante le serie medie relative all’intero territorio”. “In ogni caso”, conclude il ricercatore “dovremo aspettare la fine di novembre per valutare il comportamento dell’autunno”.

Per saperne di più: Almanacco della scienza – CNR

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