Anche le scimmie conoscono il valore delle cose

Il classico spot pubblicitario che offre due prodotti scadenti al posto di uno di buona qualità, con loro non funzionerebbe. Al pari dell’uomo, le scimmie percepiscono la differenza fra qualità e quantità e scelgono di conseguenza. E’ il risultato di un esperimento effettuato dall’Istituto di Scienze e Tecnologie della Cognizione del Cnr di Roma.

La specie umana non è l’unica in grado di effettuare scelte razionali ed economicamente vantaggiose: anche le scimmie ne sanno qualcosa. In particolare il sudamericano cebo dai cornetti (Cebus apella), sceglie oculatamente tra due cibi in base al loro differente valore. Questi i risultati di un recente studio effettuato da Elisabetta Visalberghi, dirigente di ricerca dell’Istituto di Scienze e Tecnologie della Cognizione (Istc) del Cnr di Roma, Camillo Padoa-Schioppa (attualmente all’università di Harvard) e Lucia Jandolo.

“Nel corso dell’esperimento” dice Elisabetta Visalberghi “i cebi avevano la possibilità di scegliere e mangiare solo uno fra due diversi cibi loro offerti. Abbiamo osservato che la loro scelta teneva conto sia della quantità sia della qualità dei cibi proposti; in altre parole le scimmie sceglievano in base al valore dei cibi che venivano loro offerti dallo sperimentatore. Questo accadeva anche quando si trattava di scegliere fra due cibi nuovi, cioè cibi tra i quali le scimmie non avevano mai dovuto scegliere prima. Il fatto che anche in questo caso i cebi tengano conto di qualità e quantità dimostra che la scelta avviene in base al valore dei beni e non tramite una semplice associazione stimolo-risposta appresa in precedenza”. La ricerca, pubblicata dalla rivista Cognition, dimostra inoltre che le scimmie attribuiscono valori in modo transitivo. “Se per una certa scimmia” prosegue la Visalberghi “un acino d’uva vale due noccioline e una nocciolina vale due pezzi di papaia, allora l’acino d’uva vale quattro pezzi di papaia.

Esiste cioè una perfetta transitività fra il valore (determinato dalla qualità e dalla quantità) dei diversi cibi”. La scimmia non solo preferisce il bene che vale di più, ma quando la scelta è fra due beni di valore simile è indecisa proprio come capita a noi. “Quando si trova di fronte alla scelta tra due cibi che hanno valore simile, come un acino d’uva e le due noccioline” dice la ricercatrice “il cebo è indeciso e sceglie a caso. Se invece deve scegliere fra lo stesso acino d’uva e tre noccioline, il cebo non ha dubbi e prende immediatamente le tre noccioline, che valgono di più”. “Quello che risulta quindi dallo studio da noi condotto” conclude la Visalberghi “è che anche nei nostri lontani parenti esiste un meccanismo di scelta economica razionale, basato su due diversi momenti: l’assegnazione di un valore agli elementi coinvolti nella scelta e la decisione che ne consegue”.

Ulteriori ricerche, condotte da Camillo Padoa-Schioppa assieme a John Assad all’università di Harvard, hanno individuato un’area del cervello delle scimmie coinvolta in particolare nell’assegnazione del valore. Lo studio, pubblicato on-line sulla rivista Nature, mostra che neuroni della corteccia orbitofrontale sono attivi durante il processo di scelta e che la loro attività rappresenta il valore soggettivo che le scimmie attribuiscono ai beni offerti indipendentemente dagli stimoli visivi e dalla risposta motoria con la quale la scimmia indica la scelta. Questo risultato suggerisce che la scelta economica fatta è fondamentalmente una scelta tra beni e non una scelta tra atti motori.

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