Il sonno fa bene all’umore

Numerose ricerche scientifiche hanno permesso di identificare chiaramente l’importanza del sonno per gli esseri umani e di individuare le sue diverse fasi. L’attività mentale espressa nella fase Rem potrebbe facilitare la risoluzione di precedenti conflitti emotivi, inducendo una modulazione positiva del tono dell’umore.

“La scoperta del sonno Rem risale al 1953, quando Eugene Aserinsky e Nathaniel Kleitman osservarono l’alternarsi di due diverse fasi: la Rem (Rapid Eye Movement), caratterizzata da una frenetica attività del cervello e dalla presenza di rapidi movimenti degli occhi, e la fase NRem, in cui tale attività è assente”, spiega Angelo Gemignani dell’Istituto di fisiologia clinica (Ifc) del Cnr di Pisa. “In genere, durante una notte di sonno, i due periodi si alternano ciclicamente da quattro a sei volte: il sonno NRem, in cui ci addormentiamo ed entriamo nel sonno profondo, si osserva soprattutto durante la prima parte della notte, mentre il sonno Rem, in cui si svolge l’attività, tende a distribuirsi maggiormente nell’ultima parte. Durante questa fase si riscontra un’attività cerebrale simile a quella della veglia, in cui il cervello consuma le stesse quantità di ossigeno e glucosio. Questo spiega la comune percezione del fatto che si ricordino meglio i sogni mattutini”.

Il sonno rappresenta un’esigenza fondamentale per il benessere psico-fisico di ogni essere umano, tanto che la necessità di sonno Rem comincia già durante la vita uterina. “In un neonato occupa l’80% del tempo totale di riposo per poi diminuire progressivamente durante la crescita”, prosegue il ricercatore. “Questa distinzione è in relazione al processo di mielinizzazione dei circuiti neuronali cerebrali e alla funzione di stimolo della corretta maturazione cerebrale che il sonno Rem svolge inducendo un’intensa attivazione dei circuiti neuronali”.

La scienza conferma l’importanza della qualità del riposo: un sonno ricco di sogni esercita, tra l’altro, un consolidamento di memorie emotive, che può conservarsi anche per diversi anni.

“L’attività mentale espressa nella fase Rem potrebbe facilitare la risoluzione di precedenti conflitti emotivi, inducendo una modulazione positiva del tono dell’umore. Questo sul piano fisiologico. L’incremento del sonno Rem legato alle condizioni di stress invece rappresenta un punto di dibattito per capire se questo sonno rappresenti un elemento di vulnerabilità e di sviluppo di disturbi della sfera affettiva” prosegue Gemignani.

“Da un punto di vista funzionale è acquisito che il sonno Rem sia influenzato dalle emozioni provate durante il giorn. Una serie di test ha dimostrato che durante questa fase si osserva un incremento metabolico nelle regioni cerebrali deputate alla genesi e al mantenimento del comportamento affettivo. Questo dato assume una connotazione cruciale nella psicopatologia, in particolare nella sintomatologia depressiva e nel disturbo post traumatico da stress, dove si nota un consolidamento delle memorie negative associato proprio a un aumento distonico del sonno Rem. Questi risultati sono in linea con alcuni studi effettuati nel modello animale e umano, in cui l’incremento dei livelli di stress si associa a un aumento di attività Rem e a un conseguente comportamento di tipo depressivo”.

(Fonte: Almanacco della Scienza)

Per saperne di più: Almanacco della scienza – CNR

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