Per dimagrire occhio al “potere saziante”

Quasi tutti prima o poi nella vita si sono ritrovati a fare i conti con l’ago della bilancia.

Normalmente, quando si decide di iniziare una dieta, si considera soprattutto la quantità di calorie contenute negli alimenti, senza dar peso alla cosa forse più importante: la capacità saziante dei cibi stessi. Tale capacità è nota con il nome di “potere saziante” e rappresenta una delle armi migliori contro l’obesità. A tale proposito l’European Food Information Council ha pubblicato uno studio condotto da alcuni ricercatori che si sono impegnati ad indagare sul rapporto esistente tra l’assunzione di alcuni alimenti e la sensazione di sazietà che essi determinano. La ricerca è stata svolta registrando ogni 15 minuti il livello di sazietà di un folto numero di volontari (uomini e donne) a cui era stato chiesto di ingerire 38 diversi alimenti con lo stesso contenuto calorico. Dai risultati di questo studio è emerso che alcuni cibi hanno un potere saziante notevolmente maggiore di altri. Tra questi ci sono i cibi che contengono elevate quantità di proteine (come la carne e i legumi), quelli composti da fibre e gli alimenti ricchi di acqua. Al contrario i cibi grassi sono risultati gli alimenti con il più basso potere saziante. Questo dato spiegherebbe perché una dieta ricca di grassi può portare ad eccessi nell’alimentazione e, quindi, ad un conseguente aumento di peso. Per mantenere la linea senza sottoporsi a lunghi ed estenuanti digiuni è dunque consigliabile considerare sempre il potere saziante dei cibi, oltre alle calorie che contengono e alla quantità che se ne assume.

Alcol: il pericolo è giovane
Bere alcolici in quantità elevate può essere molto dannoso per la nostra salute, ma pochi sanno che i rischi legati all’assunzione di alcolici variano a seconda dell’età. Un gruppo di ricercatori della London School of Hygiene and Tropical Medicine ha di recente terminato uno studio accurato sulla relazione tra il consumo di bevande alcoliche e il rischio di danni alla salute in base all’età e al sesso dei bevitori. In particolare, sono stati presi in esame gli effetti degli alcolici su tre gruppi di soggetti-studio: un primo gruppo era composto da donne d’età compresa tra i 16 e i 54 anni, il secondo gruppo da uomini dai 16 ai 34 anni ed infine il terzo gruppo formato da uomini e donne tutti sopra i 65 anni. Dai risultati sembra che il rischio di mortalità legato all’assunzione di bevande alcoliche diminuisca notevolmente nei soggetti over 65 rispetto ai soggetti più giovani. I ricercatori hanno, infatti, calcolato che c’è un aumento del 5% di rischio di danni legati all’alcool per i giovani che consumano tra 5 e 8 unità alcoliche. Lo stesso incremento di rischio negli anziani si ha dopo un consumo di 20 unità alcoliche per le donne e di 34 per gli uomini. Dunque i giovani farebbero bene a limitare il proprio consumo di vino e superalcolici se vogliono evitare di sviluppare seri problemi di salute legati all’alcol.

Parto in acqua? Sì, ma con cautela
Il parto in acqua continua ad essere ritenuto una delle migliori tecniche per evitare traumi nel nascituro e nella madre, ma porta con sé anche alcuni rischi ed è bene che le donne che lo scelgono ne siano informate. Sulla rivista Pediatrics è stato recentemente pubblicato un editoriale che evidenzia proprio i vari problemi che possono verificarsi durante questo tipo di parto, ritenuto tra i più dolci. Nel particolare, l’autore dell’editoriale pone l’attenzione sul fatto che il parto in acqua può comportare gravi problemi respiratori nel bambino, causati appunto dall’inalazione di acqua. Per supportare questa teoria sono stati presi in esame quattro casi, tutti avvenuti nell’arco di 18 mesi. I neonati coinvolti hanno infatti inalato acqua durante il parto e successivamente non sono stati in grado di respirare. Quando i bambini vengono al mondo con gravi carenze respiratorie che si prolungano per i 5-8 minuti successivi alla nascita, si deve ricorrere necessariamente e tempestivamente alla somministrazione di antibiotici ed ossigeno per permettere loro di svolgere i normali atti respiratori. Questo certo non significa che il parto in acqua sia da considerarsi più rischioso di quello che normalmente si svolge all’interno delle sale parto, ma visto che le madri spesso lo scelgono perché meno doloroso dell’altro è bene che considerino tutti i pro e i contro che comporta: non sempre infatti è meno traumatico per il loro bambino.

Torna in alto