Cattive notizie

La retorica senza lumi dei mass media italiani
Michele Loporcaro
Collana: Campi del sapere – Feltrinelli
Pagine: 224 Prezzo: Euro 14

Credete sia normale che un paese avanzato abbia dei giornali e, soprattutto, dei telegiornali come quelli dell’Italia di oggi? Vi sbagliate. La maggior parte degli italiani non nota niente di anormale semplicemente perché non conosce alternative. Ma l’informazione dei mass media italiani è fatta, strutturalmente, in modo da anestetizzare, anzi, da prevenire il formarsi di una pubblica opinione.

Il libro
Come parla l’informazione pubblica nell’Italia di oggi? Male. Male, s’intende, per i cittadini, anzi, per la formazione di cittadini con una coscienza politica. Parla invece benissimo, in modo perfettamente funzionale, per il mantenimento degli assetti di potere. È questa una critica che al sistema dell’informazione muoveva la cultura di sinistra intorno al Sessantotto: “Il quotidiano italiano [è] uno strumento autoritario di repressione. Anche se non è un quotidiano di destra” (U. Eco, 1971). Il meccanismo della repressione era individuato nell’oscurità, nel tecnicismo burocratico che servivano a “far passare il discorso”, si diceva allora, “al di sopra della testa” del pubblico. Oggi, all’apparenza, è tutto cambiato. Il giornale e il tg parlano per farsi capire da tutti. Parlano, anzi, una lingua ostentatamente “vicina alla gente”: il tg variopinto del Duemila è ben diverso dal grigio notiziario dei primi decenni Rai e il giornale oggi a forti tinte (in tutti i sensi) non è più il grigio quotidiano d’una volta.

Ma questa immediatezza è, in realtà, la cifra di uno stile che impone la semplificazione populistica anziché l’analisi, la strizzatina d’occhio anziché la spiegazione e, in una parola, l’appello all’emotività anziché al raziocinio. Siamo agli antipodi, dunque, rispetto all’ideale dell’informazione come quarto potere, sede del dibattito razionale sulla politica, nato con l’Illuminismo. Questo stile antirazionale e semplificatorio, che caratterizza l’intero sistema dal tg1 a “la Repubblica”, dai tg Mediaset al “Giornale”, è perfettamente adeguato allo sfavillio oscurantista dell’Italia d’inizio Duemila. L’Italia è infatti un paese che, quanto alla formazione di un’opinione pubblica, è da sempre alla retroguardia in Europa. Che è passato repentinamente dall’analfabetismo di massa alla teledipendenza, dal controllo sulle coscienze instaurato dalla Controriforma a quello della rivoluzione consumistica. Dunque, capire come parla – e perché parla così – l’informazione pubblica italiana è un esercizio di analisi indispensabile per chiunque voglia comprendere la realtà politica dell’Italia contemporanea.

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