Immagine Comunicazione, counseling, formazione

Perché la comunicazione migliora il lavoro
di Annarosa Pacini

Immagine - La comunicazione è fondamentale anche nel lavoro Quando si parla di comunicazione, non si può non parlare di lavoro: la comunicazione finalizzata al raggiungimento degli obiettivi professionali è uno dei settori applicativi di maggior interesse. Pur tuttavia, si possono ottenere i migliori risultati, anche sul lavoro, soltanto quando si adottano comportamenti comunicativi che vanno oltre le tecniche, e che affondano le loro radici nell'identità comunicativa del soggetto.
Il saccente, l'invadente, l'invidioso, il rompiscatole, lo spione, lo sfaticato, l'indifferente, il distaccato, l'isolato, il presuntuoso, l'incompetente: potremmo andare avanti così molto a lungo. A chi non è accaduto, almeno una volta nella vita, di lavorare con una persona che avrebbe potuto "etichettare" con una di queste definizioni?
Considerando quante ore si trascorrono al lavoro, ben si comprende perché l'ambiente lavorativo sia fondamentale per l'equilibrio psicofisico globale. Lavorare otto ore, se non più, al giorno, in un ambiente in cui i rapporti interpersonali sono vissuti, o percepiti, come stressanti, a lungo andare logora, e può influire negativamente su molti altri aspetti della vita. Ma andiamo per ordine.
In ogni lavoro, o professione, ci troviamo quotidianamente a trattare con molti interlocutori: dal collega al capo, dal cliente al pubblico, dal fornitore al corriere. Di persona, per telefono, per posta elettronica.
La comunicazione è quindi un elemento centrale dell'attività lavorativa.
È lo strumento che ci consente di manifestarci e farci conoscere, come di agire ed influire sull'ambiente. Di relazionarci con gli altri. Di far conoscere chi siamo, come siamo, le nostre esigenze. Di valorizzare le nostre potenzialità, e crescere professionalmente. Questo, nel mondo ideale. Nel mondo reale accade, invece, che si creino conflitti, incomprensioni, che, a lungo andare, influenzano il nostro modo di percepire il lavoro, la nostra soddisfazione, ed anche i nostri risultati.
Non approfondiamo, in questa sede, la parte teorica, sulla quale ci soffermeremo durante il corso.
Ci limitiamo ad evidenziare una regola base: ogni luogo ha le sue regole, regole che influenzano anche la comunicazione. Conoscerle, è il primo passo. Chi comunica a chi, che cosa, come, perché, da dove possono arrivare i disturbi, come comprenderli, come prevenirli, come evitarli.
La pratica, invece, parte da un unico assunto fondamentale. Per chiarirlo meglio, facciamo un esempio.
Un vostro superiore vi ha chiesto di svolgere un lavoro in un modo che voi non ritenete idoneo.
Un vostro collega ha criticato il vostro lavoro, e voi sapete che la sua critica è ingiustificata.
Un vostro cliente vi tratta in modo poco garbato, giudicandovi sulla base del comportamento di chi vi ha preceduto, e voi sapete che non ne ha motivo.
Cosa fate? Alla fine, è il superiore che comanda. Il vostro collega è fatto così. Il cliente è poco garbato, ma voi dovete pur vendere, per "farvi" lo stipendio.
Questi atteggiamenti, se adottati in modo sereno, sono assolutamente leciti. Per sapere se li avete adottati serenamente, dovete fare un sincero esame di coscienza.
Riuscite a pensare a quel comportamento del vostro superiore senza irritarvi? Riuscite a non parlarne a nessuno, per scaricare la tensione?
Le critiche del vostro collega "scivolano" su di voi, non influenzano il vostro umore, il vostro lavoro, i rapporti con gli altri colleghi?
Riuscite a provare simpatia ed umana comprensione anche per il cliente incivile, tanto, quello che conta è la vendita?
Se, indipendentemente dai fatti - e questi sono soltanto degli esempi - riuscite a mantenere uno stato interiore di armonia e soddisfazione, continuate così.
Se invece questi avvenimenti "lasciano il segno", allora vuol dire che c'è qualcosa da cambiare.
Se voi diceste quello che pensate, la situazione peggiorerebbe? O meglio, se voi sapeste come comunicare il vostro pensiero, in modo sempre accettabile per il vostro interlocutore, la situazione peggiorerebbe?
No. Potrebbe soltanto migliorare. Di certo, voi stareste meglio.
Infatti, spesso, è il modo in cui si comunica a viziare il messaggio, non il messaggio in sé. Torniamo al nostro ipotetico capo. Vi ha chiesto di svolgere un lavoro in un modo che voi non ritenete idoneo. Far finta di niente, non paga. Perché non vale i disturbi psicosomatici che può creare. Allo stesso modo, bisogna sapere come esprimere il nostro pensiero, in modo assertivo. Ed è qua che entra in gioco l'identità comunicativa. Se le regole della comunicazione sono valide per tutti, in ogni luogo, il modo di utilizzarle cambia da persona a persona. Per questo, test come quello grafologico e del disegno sono importanti.
Perché le tecniche e le strategie di comunicazione devono calzare a pennello a ciascuno di noi. Un riflessivo non potrà comunicare come un istintivo. Un ottimista non potrà comunicare come un pessimista. La base è una, ma la chiave comunicativa, per ognuno di noi, è diversa.
La buona comunicazione è frutto di esercizio, conoscenza di sé, e pazienza. Vi renderete conto quando inizierete ad essere dei veri "buoni comunicatori", perché in tutte le situazioni le cose sembreranno andare meglio: con il collega di ufficio, con il cliente, finanche in fila alla cassa del supermercato.
L'assunto è questo: la consapevolezza della propria identità comunicativa porta alla conoscenza delle strategie migliori per ciascuno di noi. Non esiste una regola valida per tutti. Nel momento in cui sapete di aver detto ciò che volevate dire, e aver trasmesso quello che volevate trasmettere, la situazione cambia.
Perché cambia, prima di tutto, il modo in cui voi vi ponente nella situazione.
Nel tempo, questo dà i suoi frutti. Il capo arriverà a conoscervi. Forse comincerà a dare più ascolto al vostro punto di vista. Il collega eviterà di criticarvi, oppure, vi criticherà, ma saprà di dover accettare la vostra risposta. Al cliente non verrà mai in mente di trattarvi diversamente da come vorreste essere trattati.
Ma, soprattutto, voi starete meglio. L'obiettivo immediato, infatti, non è quello di modificare il risultato, ma quello di modificare la situazione interiore. Da lì parte l'equilibrio, l'energia, la possibilità di ottenere davvero il meglio da sé. Il raggiungimento dei risultati ne è una diretta conseguenza.
Teoria? No, pratica.


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- “La Posta”, risposte alle lettere dei lettori, su temi relativi ai rapporti interpersonali.
- Counseling comunicazionale su base grafologica, cos'è, a cosa serve. Webcounseling, informazioni.
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