Immagine Comunicazione, counseling, formazione

risponde la d.ssa Annarosa Pacini
pedagogista, grafologa, esperta di comunicazione

Problemi educativi: aiutare i bambini a superare le proprie paure
Immagine “Con la speranza di un aiuto anche solo morale, descrivo ora il mio problema che sembra ormai senza speranza (ma non per me). Mio figlio ha otto anni è seguito da una neuropsichiatra infantile da quando aveva due anni perché era in ritardo coi movimenti rispetto ai parametri classici. Poi c'è stato un arresto del linguaggio che è tornato gradatamente verso i sei anni. Il bambino ha un carattere solare e non è timido, anzi a volte devo frenare i suoi slanci verso gli estranei. Questi slanci non li ha più verso i suoi coetanei, ha paura di essere rifiutato (succede spesso, io ho potuto assistere agli episodi) si isola da quando andava alla scuola materna, ha paura di un mucchio di cose, anzi direi fobie dato che non riesce a fare più cose normali. se un bambino gli fa ‘buuu!’ fugge terrorizzato e naturalmente gli altri bambini si divertono a vedere la sua reazione e continuano. A casa ha paura del buio, ma da qualche mese anche di giorno non va in bagno se trova la porta della camera da letto aperta e la stanza in penombra. Quando c'è la tv accesa dobbiamo togliere l'audio immediatamente quando inizia la pubblicità (si porta le mani sulle orecchie e si lamenta). Non vuole rispondere al telefono. Non vuole sentire i saluti delle persone che se ne vanno (si porta le mani alle orecchie) gli piacciono gli animali ma non riesce ad avvicinarli, quando vede un cane vuole essere preso in braccio fino a quando si allontana. Fino a poco fa era terrorizzato quando a scuola doveva andare a mensa e quindi affrontare il rumore che fanno i bambini in tale occasione, arrivava a casa con dei graffi sul viso che si faceva da solo nella rabbia. Questo problema l'ho risolto chiedendo alle insegnanti di accompagnarlo in mensa, ora è più tranquillo anche se non mangia quasi mai. Ho cercato anche di coltivare amicizie con mamme di altri bambini, ma dopo le prime visite a casa di queste finiva quasi sempre che mio figlio per qualche ragione non voleva più farvi ritorno. Col tempo è riuscito a controllare meglio anche le emozioni che prima scatenavano in lui una rabbia esagerata, però ora ha queste paure che gli condizionano il rapporto con gli altri bambini. Ho dimenticato di aggiungere che non accetta nemmeno di essere sgridato, quindi quando lo devo riprendere devo essere decisa ma fare attenzione a non alzare la voce perché scatenerei una reazione esagerata perdendo di vista così lo scopo della sgridata. Non so più come comportarmi con lui, a volte mi sembra di combattere contro i mulini a vento. Attendo fiduciosa una risposta e ringrazio per l'attenzione”. Carissima, dalla tua e-mail non si evince se i problemi per cui tuo figlio è seguito dalla neuropsichiatra sono collegabili alle problematiche che evidenzi. Se lo fossero, naturalmente la specialista che lo segue da anni sarebbe la persona più indicata cui rivolgersi.
Per quanto ci riguarda, tratteremo la questione considerandola a sé stante. Ogni comportamento che appare fuori dalla “norma” altro non è che un segnale che dobbiamo imparare a decodificare, sia che si tratti del comportamento di un adulto che di quello di un bambino. I modelli comportamentali dei bambini sono strettamente collegati ai modelli relazionali familiari, ai rapporti emozionali, alle dinamiche comunicazionali. Eccezion fatta per quelle situazioni che trovano la propria origine in patologie di tipo organico, le cause sono sempre da ricercarsi all’interno delle relazioni con le figure parentali fondanti (ovvero, con gli adulti che rappresentano, per il bambino, le figure di riferimento). La paura di essere rifiutato, la tendenza all’isolamento nascono come risposte a situazioni che il bambino non riesce ad affrontare altrimenti. Egli sceglie tra le possibilità che ha a disposizione, più limitate sono le opzioni, più limitata sarà la sua possibilità di scelta.
Inoltre, quella che tu descrivi come “paura di essere rifiutato” potrebbe essere anche altro. Spesso abbiamo la tendenza ad interpretare i comportamenti degli altri alla luce del nostro modo di vedere le cose, che è solo un modo possibile. Nei genitori spesso questo comportamento è ancora più accentuato. Perciò avrei bisogno di conoscere il comportamento specifico di tuo figlio, quando accade, come si manifesta, cosa prova ad esprimere e cosa esprime, cosa provi tu e molto altro, prima di poter valutare se si tratta di “paura di essere rifiutato”. A volte, comportamenti simili possono rimandare a cause molto diverse e solo se comprendiamo veramente le cause possiamo davvero aiutare un bambino ad esprimere se stesso.
Per quanto riguarda la tendenza all’isolamento, è certo accaduto qualcosa, alla scuola materna. Episodi scarsamente rilevanti all’occhio dell’adulto possono invece assumere un’importanza totale per il bambino. Così, anche in questo caso, dobbiamo capire, prima di poter agire.
Una volta ho lavorato con una bambina di nove anni, che soffriva di crisi di ansia e non riusciva più ad affrontare certe situazioni, come andare a cavallo o affrontare un saggio. Timori legati al rapporto con la figura paterna, ad una caduta di molti anni prima in cui si era trovata senza fiato ed aveva avuto paura di morire e molto altro. Oggi è una ragazza serena, perfettamente integrata, che ha compreso e quindi superato le sue paure. Non è possibile in questa sede affrontare rispondere in modo esaustivo. Posso dirti che gestire le emozioni in modo equilibrato significa anche poterle esprimere in maniera adeguata. La rabbia esagerata è un effetto, legato ad una causa.
Modificare l’effetto – è riuscito a controllare meglio le sue emozioni – non modifica la causa, perciò il disequilibrio del comportamento si manifesta altrove, in questo caso, nel rapporto con gli altri bambini. Un elemento fondamentale per una comunicazione intrapersonale ed interpersonale, per ognuno di noi, non è “controllare” le emozioni, ma imparare ad esprimerle nel modo migliore, per noi e perché possano avere le giuste risposte dall’ambiente che ci circonda. E qua veniamo all’altro elemento: l’ambiente, le persone, gli altri. In questo caso, i genitori e tutte le figure che hanno un ruolo importante nella sua vita. Osserva i vostri comportamenti, noterai come, a volte, sono proprio gli adulti a trasmettere alcuni di quei segnali che non approvano, quando li rivedono nei propri figli. Magari, distacco, diffidenza, senso di isolamento, poca pazienza. Se cerchi con attenzione, troverai. Così, per aiutare il tuo bambino a crescere più sereno ed a cambiare, scoprirai come anche tu dovrai, insieme a lui, essere più serena e cambiare.
Rientra nell’ambito delle dinamiche relazionali anche lo “sgridare”. Alzare la voce, rimproverare, appunto, sgridare, è molto più facile che parlare, spiegare, confrontarsi. C’è modo e modo di dire una cosa. Dei tanti significati del termine “educare” ve ne sono alcuni, a mio avviso, che dovremmo mettere da parte, come “istruire, ammaestrare, plasmare” ed altri, che, invece, dovremmo sempre ricordare, come “formare, coltivare, sviluppare, migliorare, allenare”.
Non si può combattere contro un mulino a vento. Si può però studiare il vento e il mulino, capire come le eliche possono girare meglio, come può produrre più energia, come può essere il miglior mulino possibile. Non quello che vorremmo noi, ma quello che è. E darci da fare, giorno per giorno, perché questo sia possibile.

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