Immagine Comunicazione, counseling, formazione

A cura di Annarosa Pacini
Music Farm: per non stare male basta comunicare bene
Immagine - Massimo di Cataldo Si parla di reality in ogni guisa: bene, male, poco, tanto, veri, fasulli. Ma ogni reality è, al di là delle intenzioni dei suoi autori, sempre una grande palestra di comunicazione. E l’edizione 2006 di “Music Farm” ci ha regalato interessanti argomenti su cui riflettere. Un Massimo Di Cataldo ipersensibile, un Franco Califano un po' orso, un po' no. E, intorno a loro, tanti esempi di varia umanità. Chi parla, si manifesta, comunica. Ma cosa comunica?

Gli aficionados già conosceranno gli antefatti, perciò ai non affezionati mi limiterò a raccontare ciò che ci serve. “Music Farm” è un programma che mette in gara cantanti noti e meno noti, in un crescendo di confronti ed eliminazioni. Mentre cantano e si allenano i cantanti vivono una vita all’interno del loft. Nascono simpatie, antipatie, strategie, così, come accade nella realtà al di qua dello schermo. In questa edizione 2006 sono state introdotte delle novità: una di queste è la figura del “reietto”, un cantante che non viene scelto da nessuno dei suoi colleghi (due capitani per altrettante squadre) e rimane lì, isolato, predestinato alla successiva sfida per esser fatto fuori dal programma. A Massimo Di Cataldo questo destino è toccato due volte. E se già la prima volta lo abbiamo visto abbattuto, depresso e dispiaciuto, per poi riprendersi grazie alla vittoria finale su Viola Valentino, la seconda è andato oltre. Manifestando, come l’ha definita Luzzato Fegiz, la “sindrome di Calimero”.
Ora, mettiamo da parte i modelli e le interpretazioni personali, e cerchiamo di valutare oggettivamente persone ed eventi. Le relazioni personali non avvengono mai su un livello unico: vi sono elementi di comunicazione consapevole, ed inconsapevole, pensieri ed emozioni che agiscono ed hanno valore come le nostre parole, anzi, sovente, di più. Di Cataldo ha detto che lui “sente” che c’è chi non lo sopporta, chi lo tratta male, chi ha un atteggiamento “falso”, ma pensa solo alla gara. Ragionevolmente, può essere una lettura giusta. In fondo, quella è una gara. E’ vero che c’è chi non lo tratta "bene": ma dobbiamo sempre ricordare che la comunicazione non è mai a senso unico. Di Cataldo ha un gesto di stizza, getta per terra e rompe degli oggetti. Califano entra in fibrillazione: o lui o io. Quasi quasi, se glielo lasciano solo in una stanza, pensa lui a farlo ragionare. E via così, il gruppo maschile si auto-fomenta. Parole da "uomini veri" (un altro modello stereotipato) che, appena il giorno dopo, si mostrano di tutt'altra pasta.
La teoria della “buona comunicazione” insegna che per ognuno di noi la realtà che vede è reale. Se una persona “legge” i comportamenti degli altri come comportamenti negativi, significa che nelle sue esperienze personali ha vissuto situazioni tali che lo portano a “leggere” così la realtà. Ma anche che in quella realtà che vive oggi vi debbano essere segnali che inducono a quel tipo di “lettura”.
Cosa ha fatto Di Cataldo? Ha avuto un comportamento “fuori dalle regole”. Ed ecco la reazione immedaita di Califano, che volentieri lo farebbe ragionare a suon di botte. Un atteggiamento, in realtà, che il giorno dopo si trasforma nella capacità di dare sostegno, ma qua non è questo che ci interessa. Ci interessa il fatto che, appena una persona ha un comportamento diverso da quello che noi ci aspetteremmo, noi ci difendiamo. Perché il diverso ci disturba, ci destabilizza. Ecco discussioni, aggressività, e non è necessario arrivare a quelle fisiche. Verbali o psicologiche, l’impatto non è meno devastante.
Eppure, sarebbe così facile riportare la situazione alla normalità. Di un Di Cataldo che non riesce neanche a cantare bene, se a livello emozionale non è sereno. Una serenità, però, che deve nascere dentro di noi. Sarebbe facile, basterebbe riuscire a “vedere” le cose da un altro punto di vista. A questo servono i corsi che facciamo sulla comunicazione. A consentirci di essere padroni di noi e del nostro modo di comunicare. Che deve aiutare ad esprimerci, migliorare i nostri rapporti con gli altri, e non il contrario. Se la risposta che otteniamo ad una nostra domanda non è quella a cui la nostra domanda mirava, forse non abbiamo ben posto la risposta...
Infine, qualche volta hanno inquadrato la grafia di Massimo Di Cataldo. L’ho osservata con attenzione, via tv si vede quel che si può. La sua parla di un pensiero veloce, una sensibilità delicata, la capacità di entrare in relazione con l’altro. Ma anche del bisogno di modi e tempi “giusti” per sentirsi bene con se stesso e con gli altri.
Grafologia e comunicazione: impariamo a conoscerci per stare meglio.
Vi ricordo che la prossima edizione del corso si terrà il 13 e 14 maggio, a Grosseto. Per richiedere la scheda informativa ed il programma potete scrivere a comunicare@encanta.it

“Comunicare per essere” © - corso intensivo di comunicazione. Per informazioni sulle date, sulle modalità di iscrizione, sui costi e per richiedere il programma, potete scrivere alla Segreteria del Corso, comunicare@encanta.it.
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Altri approfondimenti su:
- Grafologia: l’analisi della scrittura come strumento per la crescita personale e la valorizzazione delle qualità individuali.
- “La Posta”, risposte alle lettere dei lettori, su temi relativi ai rapporti interpersonali.
- Counseling comunicazionale su base grafologica, cos'è, a cosa serve. Webcounseling, informazioni.
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