Immagine Comunicazione, counseling, formazione

Un punto da cui cominciare
di Annarosa Pacini

Immagine Mi accade frequentemente di incontrare persone che lamentano situazioni conflittuali nelle loro vite. Rapporti non soddisfacenti, con il datore di lavoro, con i colleghi, con il partner, con gli amici, o con i figli. Situazioni che vengono percepite come se non ci fosse via di uscita. Così, la maggior parte di queste persone si pone in una situazione di stasi. Le cose restano come sono, quando va bene, se non peggiorano. Ed i rapporti continuano ad essere insoddisfacenti. Così la vita. Eppure basterebbe poco. L’importante è sapere da quale punto cominciare.
Mi occupo di comunicazione da anni. Sotto i più vari aspetti: dal giornalismo ad Internet, dai mass media alla formazione. Un unico comune denominatore, e tanti diversi aspetti. Ma l’aspetto che trovo sempre più interessante, e stimolante, è quello che riguarda la comunicazione interpersonale. Che poi, è la base di ogni comunicazione. Perché, o parliamo con noi stessi, o parliamo con qualcun altro. E poiché ogni azione di comunicazione è verso qualcuno, o qualcosa, diviene allora il perno attorno a cui ruota il nostro modo di essere, di esprimerci, di mostrarci al mondo, ma anche quello atttraverso cui il mondo ci conosce, e ci vede, a volte ci giudica.
Questo è il punto da cui cominciare.
Di situazioni critiche, nella vita, ve ne possono essere molte. E ciò che è critico per uno, può non esserlo per un altro. Ciò nonostante vi sono alcuni assunti ampiamente condivisi. Se un partner tradisce un altro, questo è un elemento critico. Se un genitore non riesce a comunicare con il proprio figlio, questo è un elemento critico. Se ci troviamo a fare un lavoro che non ci piace, ma quello deve essere il nostro lavoro per tutta la vita, questo è un elemento critico. Potrei continuare all’infinito, ma ciò che ci interessa non sono i singoli casi, quanto ciò che li accomuna. In ciascuna di queste situazioni ci sono più elementi che interagiscono, alcuni in modo attivo, altri in modo passivo. E, solitamente, c’è sempre un elemento che ritiene che le cose non possano essere diverse da come sono.
Un partner ha tradito, si decide di continuare. La storia non sembra più la stessa. Si vive male, ma si continua, in una vita che certo non ci piace più come prima. Ho usato il termine ‘si vive male’ perché ben comprensibile, nel linguaggio comune. Ma preferirei dire si vive ‘lontani dal proprio miglior equilibrio’. Il genitore parla con il figlio, ogni volta è una discussione, il loro rapporto è lontano dal miglior equilibrio possibile, ma tant’è, si va avanti così. Il posto di lavoro non ci piace, il nostro superiore è una persona che non stimiamo, andare al lavoro è un sacrificio, però viviamo così. Anche in questo caso, lontani dall’equilibrio.
Ma qual è il miglior equilibrio possibile? Come per ogni cosa, nel mondo e nell’universo, il miglior equilibrio è quello che consente alle parti di convivere armoniosamente, ciascuna dando, ciascuna prendendo, ciò che si può e ciò che si deve. Trasformando, crescendo, mutando. Dunque, torniamo al punto di partenza. Il punto di partenza è che ogni situazione di vita è anche un comunicare. E che in ogni comunicazione ci sono sempre due elementi. Emittente, ricevente, andare, tornare, parlare, ascoltare. Quindi, il punto di partenza siamo noi. Noi che abbiamo dei problemi, come tanti, punti critici, più o meno evidenti, di cui, più o meno, siamo consapevoli. Noi che viviamo in situazioni di non equilibrio.
Causa, effetto. Se impariamo a ritrovare – talvolta, a scoprire – il nostro equilibrio, cambiano gli elementi della comunicazione, cambiano le risposte, cambia l’ambiente, ed anche i comportamenti delle persone che ci sono intorno.
Non dico che sia facile. Ma certo, vale la pena, impegnarsi per migliorare la propria vita, e, insieme, quella degli altri.
Impariamo allora ad uscire dai conflitti. Come, lo vedremo nel prossimo articolo.


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