Immagine Comunicazione, counseling, formazione

di Annarosa Pacini
psicopedagogista, grafologa, giornalista, esperta di comunicazione

L’importanza delle regole per i bambini

Immagine - L’importanza delle regole per i bambini E’ importante dare le regole ai bambini, oppure sarebbe meglio lasciarli liberi di seguire i propri tempi ? Le regole servono a crescere. Ma serve anche il tempo per giocare. Agli adulti il compito di aiutarli a diventare più grandi senza dimenticarsi di essere piccoli.

“Ciao Annarosa. Sarebbe interessante se nelle tue trasmissioni si potesse parlare dei Tempi del Bambino. Sono il padre di un bambino di 5 anni ed ho l'impressione che i tempi secondo i quali è scandita la vita di noi adulti non sempre vanno d'accordo con quelli del bambino. Momenti della giornata come il risveglio, l'orario d'ingresso a scuola, il pranzo, la cena, e tutti i vincoli e i condizionamenti che poniamo alla spontanea articolazione dell'attività nel corso delle 24 ore dei bambini non sempre coincidono con il bene loro e delle altre persone che compongono la famiglia. E' giusto che siamo noi a stabilire quanto dura una colazione? A che ora svegliarlo e in che modo? Quanto farlo dormire? Cosa fare se il bambino durante un pasto comincia a giocare con i cibi o gli oggetti sulla tavola rendendo la cena eterna? E' opportuno condizionare i fisiologici bisogni di un bambino come il sonno, la fame, il gioco la curiosità in nome della lancetta di un orologio che si muove?”

Carissimo, ti ringrazio per il tema che poni, molto interessante.
In linea generale sì, non solo è giusto dare al bambino indicazioni e regole che gli consentano di vivere la sua vita secondo tempi adatti al mondo in cui vive, ma è anche necessario.
Un bambino che può dormire quanto vuole, alzarsi quando vuole, mangiare all’ora che decide lui, giocare a tavola anziché mangiare e così via, come si troverà quando frequenterà la scuola d’infanzia? Cosa penserà degli adulti che, invece, dovranno necessariamente insegnargli le regole per una buona e soddisfacente convivenza con gli altri? In che modo riuscirà a relazionarsi con i coetanei?
Con difficoltà. Situazioni di questo tipo ho avuto modo di vederne, e spesso comportamenti, durante la scuola primaria, di scarso adattamento all’ambiente, che provocano sempre conseguenze non positive sul percorso apprendimento, sono conseguenza proprio dei modelli appresi in ambito familiare.
Naturalmente, stiamo parlando di regole sane, date con ragionevolezza, che tengano conto anche delle esigenze del bambino.
Crescere significa comprendere che il centro del mondo non siamo noi, che esistono gli altri, che esiste l’ambiente, imparare a mediare tra le istanze istintive e le richieste che ci vengono fatte, e molto, molto altro.
Altra questione è invece riempire il tempo del bambino con impegni di ogni tipo, privandolo del tempo libero per giocare, sperimentare, fantasticare, di cui ha assolutamente bisogno.
Perciò insegnare ad un bambino qual è il modo giusto di comportarsi a tavola, è una cosa positiva.
Obbligare un bambino a seguire attività sportive regolate dagli adulti, attività integrative sempre all’interno di schemi preordinati, tra compiti e impegni vari, privandolo della possibilità di vivere il “tempo del bambino” – quindi anche di avere del tempo da gestire come vuole – non lo aiuta a crescere e non è altrettanto positiva.
In questo, come in molti altri casi, la scelta migliore è la via di mezzo, da valutare di caso in caso, di situazione in situazione.
Sempre ricordando che un bambino è un bambino. Altrimenti, sarebbe già un adulto. E allora sì, potrebbe decidere da solo a che ora andare a letto, oppure a che ora mangiare, perché avrebbe – o dovrebbe avere – imparato a conciliare le varie istanze, trovando le migliori soluzioni per sé, per la propria vita ed anche per le relazioni con gli altri e il mondo che lo circonda.

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